Chiara luna
L’eclissi di luna di qualche giorno fa ha fatto alzare lo sguardo verso il cielo a svariate persone. Come faceva notare Davide Rondoni in un articolo di qualche giorno fa, quello di guardare il cielo è un privilegio tutto umano e, al di là delle differenze e delle categorie in cui cerchiamo di incasellarci, noi siamo sostanzialmente questo: esseri che guardano il cielo. Lo facciamo da sempre e per diversi motivi, magari solo per curiosità o per provare ancora quello stupore che la natura sa regalare in certe occasioni. Si tratta, però, soltanto di pretesti, perché la vera ragione che ci spinge ad alzare gli occhi al cielo è il nostro portarci dentro delle domande grandi, domande a cui speriamo di trovare le risposte proprio in qualcosa di altrettanto grande che ci sovrasta. Dice Rondoni che forse non molti, mentre ammiravano la luna che dava spettacolo, avranno pensato ai versi di Leopardi e alle sue domande esistenziali nel Canto notturno di un pastore errante dell’Asia. Io ci ho pensato e ho provato, in tutta umiltà, a rivolgermi alla luna interrogandomi insieme a lui (D’Avenia docet!). Come lui non ho le risposte per quelle domande, ma cerco di avere care le domande stesse e di provare a imparare qualcosa da chi è riuscito a viverle.
Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
Silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
Contemplando i deserti; indi ti posi.
Ancor non sei tu paga
Di riandare i sempiterni calli?
Ancor non prendi a schivo, ancor sei vaga
Di mirar queste valli?
Il poeta inizia così, per poi paragonare la vita della luna a quella di un pastore che cammina nella notte, mentre pascola il gregge, guardando la natura e interrogandosi su di essa e sulla sua vita.
Dimmi, o luna: a che vale
Al pastor la sua vita,
La vostra vita a voi? dimmi: ove tende
Questo vagar mio breve,
Il tuo corso immortale?
Mi sono messa a pensare anch’io al parallelismo tra il ciclo lunare con le sue fasi e la vita degli uomini, mentre guardavo la luna prima diventare rossa e poi sparire. Nel frattempo rileggevo i versi di Leopardi.
Nasce l’uomo a fatica,
Ed è rischio di morte il nascimento.
Ed è stato qui che mi è venuta in mente lei: Chiara. Perché è vero che, in un certo senso, siamo tutti malati terminali per il semplice motivo che siamo vivi, ma sappiamo anche che siamo nati per l’eternità, quindi anche se andremo incontro alla morte la nostra vita non finirà. Chiara ha creduto questo, ed è di pochi giorni fa la notizia della pubblicazione dell’editto con cui si apre ufficialmente la sua causa di canonizzazione. E se penso a Chiara non posso fare a meno di pensare anche a Maria Chiara, perché lei è la conferma assoluta che la strada che Chiara ha percorso non è un sentiero isolato, ma è percorribile! Anche lei si è fidata di Dio, e gli è andata incontro vestita da sposa dopo aver trascorso i suoi ultimi giorni a dire, a quante più persone poteva, che siamo profondamente amati da Lui, in ogni più piccola parte di noi, e che niente di tutto ciò che può capitarci nella vita può separarci da questo Padre amorevole che si prende cura dei suoi figli in ogni momento, anche quando non ce ne accorgiamo o lo crediamo distante.
E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l’aria infinita, e quel profondo
Infinito Seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?
Ho pensato a Chiara e a Maria Chiara e non mi sono sentita più sola. Ho riletto quello che avevo scritto e le ho ritrovate entrambe lì: ho trovato Chiara e il suo schermirsi di fronte al fatto che molte persone andassero a trovarla durante la fase finale della sua vita perché in lei vedevano splendere la bellezza dei figli di Dio; ho trovato Maria Chiara e la sua speranza certa, lasciata da lei come testamento. Ho trovato il paradosso di vivere brillando mentre ci si spegne, come una candela che raggiunge il suo scopo e che sa che il suo finire è solo per ricominciare con molta più luce. E ho capito che, sì, la vita è un rischio, ma se ti lasci amare vivendo l’ora e l’adesso con e per Colui che più di ogni altro ti ama, allora non morirai più.
Chiara e Maria Chiara: un nome e una chiamata comune. Queste poche e semplici righe sono per voi, astri splendenti nel Cielo di chi fa del bene sulla terra. Con infinita gratitudine.
Chiara luna
Tutti ti guardano stanotte
e tu per l’imbarazzo
arrossisci
e ti nascondi.
Ma la verità
è che sei bella sempre
perché sempre splendi per qualcuno
anche quando sei pallida
anche quando sei solo una fettina sottile nel cielo e sorridi
anche se non ti guarda nessuno.
Sei bella sempre
perché rifletti luce senza trattenerla
illuminando le notti più buie
e le solitudini più nere.
Sei bella sempre
perché vivi in pienezza
e anche quando la perdi
sai che la raggiungerai ancora.
La tua è una speranza certa
nessuna nube la può offuscare.
Per lei diventi capace di farti nuova
di rinascere e ricominciare
di crescere
e ridiventare piena.
Pienezza e compimento:
è lì che tende questo vagar mio breve.
È rischio di morte il nascimento
ma siamo nati per non morire più.
#lampidipoesia
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